Rubrica Cordiandoli. Chartago Delenda Est

Categories: News

C’era una volta la principessa di Tiro (l’attuale Libano), bella e astuta di nome Ellissa. Il suo crudele fratello, una volta succeduto al loro padre, l’aveva cacciata via dal regno e lei si era rifugiata su un promontorio del Nord Africa di fronte al Mar Mediterraneo, proprio laddove oggi sorge Tunisi.
Si innamorò di quel luogo e decise di fondare una città nuova e così chiese al Re del luogo il permesso di occupare quella terra con il suo seguito, ma il diffidente e prudente Re le disse che avrebbe potuto occupare soltanto una superficie estesa “quanto ne poteva abbracciare una pelle di bue”. Troppo poco.

La furba Principessa allora ordinò di tagliuzzare la pelle di bue in sottilissime indefinite striscioline e con queste riuscì a delimitare un’area molto vasta prospiciente il mare: fu quella l’origine della gloriosa Cartagine, la cui potenza avrebbe dato del filo da torcere a Roma e avrebbe consegnato alla Letteratura una delle più belle figure di donna, Didone, immortalata da Virgilio nel suo capolavoro “Eneide”.

La flotta cartaginese, una delle più forti e meglio attrezzate del Mediterraneo, divenne la custode delle Colonne d’Ercole, ubicate più o meno in prossimità della Rocca di Gibilterra e considerate il limite estremo del mondo allora conosciuto.
Ma i Cartaginesi sfidarono e varcarono più volte quel “non plus ultra”, non più avanti che, secondo la mitologia, Ercole stesso, durante una delle sue 12 fatiche, aveva inciso su un monte e si avventurarono nell’Oceano Atlantico.

Merito della loro ricchezza era dovuta ad un piccolo mollusco, quel raro “Murex brandaris”, ossia il murice, da cui si ricavava l’agognato pigmento color porpora, così raro e talmente costoso da essere riservato soltanto ai Patrizi, ai Magistrati e poi esclusivamente agli Imperatori.
Tra Roma e Cartagine la rivalità divenne intollerabile sia dal punto di vista commerciale che come potenza mediterranea.

Le Guerre Puniche tra le due potenze furono cruente e alla fine prevalse Roma che, seguendo il monito di Catone, “Carthago delenda est” (Cartagine deve essere distrutta) annientò la città africana durante la Terza Guerra Punica (149-146 a.C.) sotto la guida del grande condottiero Scipione Emiliano.
La gloriosa Cartagine fu rasa al suolo, le sue fondamenta sventrate e gli abitanti sterminati, nonostante la riluttanza di Scipione.
Infondata la leggenda che i Romani avessero cosparso il sale sulle sue rovine per impedire che qualcosa vi crescesse. Vere invece le lacrime di Scipione Emiliano davanti a quella orrenda devastazione.

Nella foto: “Didone implora la morte” (1792) di Heinrich Friederich Füger

Didone Implora la morte