Rubrica Cordiandoli. E fu così che un abruzzese con la valigia di cartone divenne “Chaplin dell’Italì”

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Era partito per l’America da Rosciolo dei Marsi, un paesino arroccato in provincia de L’Aquila, in quel 1915. Salutò i genitori, i 5 fratelli e i compaesani dicendo “Voglio diventare famoso e lavorare nel varietà”. Vincenzo Pelliccione aveva dalla sua la giovane età (22 anni), una valigia legata con lo spago, una buona dose di ottimismo e uno straordinario talento nelle imitazioni.

Scelse la Pennsylvania e si accontentò dei lavori più umili pur di pagarsi un corso di Inglese e racimolare soldi per approdare a Los Angeles e andare appena poteva ad Hollywood a guardare da vicino i suoi idoli: Buster Keaton, Gloria Swanson e sopratutto lui, Charlie Chaplin, l’amatissimo Charlot, di cui aveva visto e rivisto tutti i film ed imitato tutte le movenze.
Con bombetta, bastone di bambù e la classica andatura a paperottolo, Pelliccione faceva ridere tutti i suoi compagni di lavoro e tutti gli dicevano che era identico…ma proprio identico!

Ed era vero. Vincenzo, quando si metteva i baffetti finti e indossava gli abiti lisi e troppo larghi di Charlot, diventava proprio il suo sosia.
E questo fu la sua fortuna.
Iniziò a fare spettacolini in piccoli locali di Los Angeles con lo pseudonimo di Eugene De Verdi e una sera capitò tra il pubblico un noto, stravagante e intraprendente impresario americano, Sid Grauman, proprietario del Grauman’s Chinese Theatre, sulla celebre Walk of Fame (la passeggiata della celebrità) dalla caratteristica forma a pagoda, davanti al quale ci sono i blocchi di cemento su cui le stars di Hollywood hanno lasciato le proprie impronte di mani e piedi.
Ebbene Grauman, impressionato dalla somiglianza e dalla capacità imitativa di Pelliccione/De Verdi, lo presentò al suo grande amico Charlie Chaplin.

Il sogno del giovane emigrante abruzzese si era avverato. Divenne controfigura di Charlot in alcune scene di “Luci della città” e di “Tempi moderni” e suo sosia negli eventi pubblicitari.
Una volta che per strategia di marketing se ne andò in giro per Los Angeles vestito da Charlot, la gente, convinta di trovarsi veramente davanti al vero Chaplin, formò una ressa tale e si creò un ingorgo così caotico con macchine e taxi, che il povero Pelliccione dovette rifugiarsi in un Teatro.
La collaborazione con Charlie Chaplin durò fino al 1940 e terminò con l’uscita del film “Il grande dittatore”, film-parodia sul Nazismo.

Vincenzo Pelliccione, alias Eugene De Verdi, smise i panni di Charlot, ma non lasciò quel mondo dorato e amato di Hollywood.
Si riciclò come tecnico delle luci e esperto di effetti speciali, collaborando a kolossal come “Ventimila leghe sotto i mari”, “Ben Hur” e “Cleopatra”.
Nel 1968 tornò definitivamente in Italia e collaborò a lungo con il produttore Dino De Laurentiis, sempre come esperto di effetti speciali.

Morì il 20 Giugno 1978, a 84 anni, sei mesi dopo la scomparsa di Charlie Chaplin, il suo idolo, il suo mentore.

In foto Vincenzo Pelliccione nei panni di Charlot

Charlot