Rubrica coriandoli. Elsa Maxwell: il “rospo” che s’innamora della Divina…

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Che Maria Callas sia passata alla Storia, insieme a Eleonora Duse e a Greta Garbo, come la “Divina” per eccellenza, lo sanno tutti, ma che un ruolo fondamentale nella sua (travagliata) Vita sentimentale ebbe a giocarlo una potentissima donna, perdutamente innamorata di lei, questo forse è noto a pochi.
La potentissima donna in questione era Elsa Maxwell che in America (e non solo), per un ventennio, dagli anni Trenta agli anni Cinquanta, fu conosciuta come la giornalista più influente, perfida e terribile dell’epoca, e denominata per questo “la pettegola di Hollywood” o più impietosamente il “rospo”.

Il secondo epiteto era dovuto al fatto che lei fosse decisamente sgraziata e, anzi, per dirla tutta, proprio brutta e lo era anche d’animo: vendicativa e infida, manipolatrice e furbissima, malevola e velenosetta, anche se all’apparenza affabile e allegra di temperamento.
Il primo appellativo invece le era stato affibbiato perché con la sua capacità diabolica di attirare confidenze e segreti, era la columnist (così erano e sono tuttora chiamati i giornalisti specializzati in gossip) più informata sui pettegolezzi delle personalità più in vista della società: storie d’amore, clandestine e non, segreti inconfessabili, scheletri nell’armadio, peccati e colpe dei personaggi famosi (in ogni campo) erano per lei pane quotidiano e merce di scambio.
E tutti temevano le frecce acuminate che sulle pagine dei giornali scoccava senza alcun timore reverenziale; lei poteva annientare un Artista o proiettarlo sull’Olimpo degli Dei: dipendeva solo ed esclusivamente dalle sue simpatie.
Pronosticò a Winston Churchill, con cui giocava spesso a carte, il suo glorioso futuro politico e si permise di snobbare uno dei più grandi romanzieri al mondo («Hemingway chi?»), nonostante il buon Ernst l’avesse citata nei suoi scritti.

Elsa Maxwell era nata nello Iowa il 24 Maggio 1883 e il padre, giornalista freelance un po’ sui generis, non la manda a scuola, ma le dà un’infarinatura di Cultura generale (era anche una brava pianista) e le trasmette una grande dote, l’ironia, un consiglio prezioso («Ridi di te stessa, prima che possa farlo qualcun altro») e una utilissima attitudine: quella di non prendere troppo sul serio la Vita.
«Sono una perfetta edonista, dedita al culto della felicità», si definiva non senza una punta di compiacimento, e in effetti tutta la sua esistenza, che si concluderà nel 1963, alla veneranda età di 80 anni tondi tondi, fu improntata alla più sontuosa e conclamata ricerca del divertimento e del godimento, proprio e altrui.

L’esclusione da ragazzina alla festa di compleanno di una sua ricchissima compagna di classe (perché non appartenente alla upper class e non dotata di appeal) fu forse la molla che fece scattare in lei un’ambizione smodata. E così da bambina “emarginata” dalle feste dei ricchi, ad amica riverita e temuta di famosi e potenti (la First Lady Eleanor Roosvelt e Millicent, moglie del magnate della carta stampata William Hearst, ad esempio, pendevano dalle sue labbra): una carriera niente male.

La sua intelligenza brillante e lo spiccato sense of humour, insieme ad una straordinaria e originalissima capacità d’inventiva, la resero una delle più famose, richieste ed apprezzate organizzatrici di feste ed eventi mondani (non solo ad Hollywood, ma in tutta Europa, Londra e Parigi comprese), che facevano divertire il bel mondo, anche se una volta il lancio di galline vive tra le signore ingioiellate e la presenza di capre e maialini, generarono un parapiglia spaventoso.
Fu lei a rilanciare nel secondo dopoguerra Montecarlo, Capri e il Lido di Venezia attirandovi banchieri, miliardari, starlettes e divi del Cinema, scrittori famosi e artisti squattrinati, donne favolose e latin lovers irresistibili: da Charlie Chaplin a Albert Einstein, da Gary Cooper a Umberto Agnelli, da Scott Fitzgerald a Marilyn Monroe.

Aveva anche un’altra predisposizione, Elsa, impicciona com’era: combinare matrimoni e unioni. Meglio se fra personaggi altisonanti e celeberrimi.
Fu lei ad organizzare il matrimonio fra Ali Khan e Rita Haywoorth, ad esempio, ma anche ad iniettare veleno nella rivalità (vera o presunta) tra Greta Garbo e Marlene Dietrich, così come a parteggiare apertamente per Wally Simpson quando questa venne attaccata e definita solo una scaltra arrampicatrice sociale che aveva fatto perdere il trono a Edoardo VIII con i suoi magheggi erotici.
E fu sempre lei a brigare per far esplodere una delle passioni più famose di quegli anni: quella fra Maria Callas e Aristotele Onassis, facendoli incontrare (su richiesta esplicita del magnate greco) ad una festa mascherata della Principessa Ruspoli a Venezia, il 3 settembre 1957.

Elsa Maxwell aveva conosciuto la Callas a New York, quando la Divina aveva trionfato al Metropolitan con la “Norma” di Bellini, ma i 32 minuti di applausi e le 16 chiamate alla ribalta non avevano influenzato la giornalista che il giorno dopo l’aveva stroncato sulle pagine del suo giornale, salvo poi, conoscendola personalmente alla cena in onore della cantante, innamorarsene perdutamente.
E, nonostante fosse legata alla sua “Dickie”, ovvero Dorothy Fellowes-Gordon (e lo sarà per 50 anni), cercò in tutti i modi di conquistarla, seguendola dappertutto e tempestandola di lettere d’amore.
Ma la Callas non corrispose mai e anzi, due anni dopo quel primo incontro con Onassis, pilotato dalla Maxwell stessa, lasciò il marito, Giovan Battista Meneghini, e si abbandonò ad una passione travolgente e tragica con il cinico “Ari”, con la “columnist”, ci scommettiamo, pazza di gelosia.

E scommettiamo anche che se non fosse morta già da cinque anni, il 20 ottobre 1968, quando, sorprendendo il mondo, Onassis mollò la Callas per sposare Jacqueline Bouvier Kennedy, il “rospo” si sarebbe fregata le mani e si sarebbe abbandonata ad una delle sue celebri, sghignazzanti risate.
Quanto alla Divina Callas, che nel frattempo, ignara della tresca, continuava ad essere ancora pazzamente innamorata del suo Ari, seppe di quel matrimonio dai giornali.
Il dolore la schiantò. Non si sarebbe ripresa mai.
Ma questa è un’altra storia e ve la racconterò un’altra volta…