Rubrica coriandoli. Mary Pickford la “Riccioli d’oro” del cinema muto

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Mary Pickford (pseudonimo di Mary Louise Smith) fu forse la più famosa star del Cinema muto americano: nata l’8 Aprile 1892, canadese, piccolina, tenace e ambiziosa, iniziò con ruoli da bambina (era soprannominata “riccioli d’oro”) per poi interpretare ben 52 ruoli nel corso di una carriera scintillante che le fece vincere anche un oscar nel 1929 con il film “Coquette”. L’American Film Institute l’ha inserita al ventiquattresimo posto nella classifica delle migliori attrici di tutti i tempi.

Non le furono però risparmiati grandi dolori: la morte prematura della madre (alcolizzata), un primo marito violento e anche lui alcolizzato, un aborto da lei stessa procuratosi che le impedirà in seguito di avere figli, una profonda depressione che la intossicherà quando si ritirerà dal Cinema.
Nella Mecca di Hollywood, oltre ad essere diva profumatamente pagata, divenne potente perché insieme al suo secondo marito, il bellissimo attore Douglas Fairbanks Senior, Charlie Chaplin e il grande regista David W. Griffith, fondò una delle case di produzione più importanti d’America: la United Artists.

Ricchissima e influente andò a vivere con l’adorato marito sulle colline di Beverly Hills, in un lussuosissimo cottage che fu battezzato “Pickfair” dalle iniziali del cognome di entrambi, e che divenne un luogo di incontro di attori famosissimi e personaggi quali Einstein, George Bernard Shaw, Francis Scott Fitzgerald e Sir Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes. Lei e Fairbanks, con il quale apparve in numerosi film, erano potentissimi ed influenti, tanto da essere appellati “I Reali di Hollywood”.

La fine del Cinema muto e l’avvento del sonoro (da lei sempre osteggiato e stigmatizzato con la celebre frase “aggiungere il suono ai film sarebbe come mettere il rossetto alla Venere di Milo”) costituirono per lei la fine del successo, così come l’epilogo malinconico del suo amore con Fairbanks che le causò una grande depressione che neppure un terzo matrimonio e l’adozione di due bambini riuscirono a curare.

Divenne sempre più chiusa e scontrosa, rintanandosi nella sua villa, rifiutando qualsiasi contatto umano (i visitatori potevano parlare con lei solo tramite telefono) e annegando i propri fantasmi nell’alcool come avevano fatto sua madre e i suoi fratelli.
Morì il 29 maggio 1979 per i postumi di un’emorragia celebrale.