Rubrica Coriandoli. Paul Verlaine, la scandalosa liaison con Rimbaud e quel codice cifrato

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Uno dei “poètes maudits” francesi più amati, Paul Verlaine, nasce a Metz il 30 Marzo 1844 da un padre capitano dell’esercito e da una madre dall’accesa e complicata emotività (conservava sulla mensola del camino recipienti con dentro i feti dei precedenti aborti).

La famiglia si trasferisce a Parigi e Paul adolescente si lascia catturare dalla tentacolare Ville Lumière.

Diviene presto un bevitore accanito e una vittima dell’assenzio (la “fata verde” come poeticamente era definita allora quella droga potente) e nel contempo scrive poesie in cui musica, fluidità e irregolarità si fondono in accordi stupefacenti.
Detesta la rima, Verlaine, che definisce “quel gioiello da un soldo che suona vuoto e falso sotto la lima”, così come odia regole, disciplina e conformismo.

Conosce Mathilde Mauté e la sposa, dopo aver pubblicato il suo capolavoro, le “Fêtes galantes”,con chiaro riferimento ai dipinti di Watteau, mirabile pittore del XVIII secolo.
Hanno un figlio, Georges, e Verlaine sembra aver messo la testa a posto. Sembra.
Ma poi incontra Arthur Rimbaud, poeta di 17 anni, indolente e insolente, bello da far male, un angelo caduto e mai risorto e se ne innamora alla follia.

“I nostri sono amori di tigri”, grida Paul alla moglie sconvolta. Durante una lite, mentre lei lo insulta dandogli del pederasta, lui, preda di un furore incontrollato, prima dà fuoco ai lunghi capelli della povera Mathilde e poi tenta di strangolarla.

Viene tradotto in carcere per tentato omicidio, ma quando esce di nuovo droga, alcol, intemperanze e poesie che ti graffiano l’anima. E sempre quell’amore ferino per Arthur che si trasforma in una passione bruciante, torbida e devastante.

Lascia definitivamente la famiglia e parte con il suo amante in un viaggio che è soprattutto un vagabondaggio di due anime disperate ed eccelse.
Dànno scandalo, lo sanno bene, ma se ne infischiano e la brama di possesso di Verlaine cresce in modo esponenziale pari alla voglia di indipendenza di Rimbaud.

L’epilogo è tragico: Paul, la mente ottenebrata dall’alcol e dalla gelosia, spara al suo amante e lo ferisce ad un polso.

Verlaine finisce di nuovo in prigione con l’accusa di sodomia; Rimbaud si rintana in una fattoria sulle Ardenne dove termina di comporre “Une saison en Enfer”, il suo bruciante capolavoro.
Paul rinchiuso in cella per non impazzire scrive, scrive, scrive: lo fa sulla carta che avvolge il formaggio e con un fiammifero immerso nel caffè.
Le sue poesie cominciano a circolare, a stupire, ad emozionare. In molti si accorgono finalmente che è un Poeta immenso. Come immenso è il suo male di vivere.

Esce dal carcere, ma si rituffa nella Vita disperata e squallida di sempre.
Tossicodipendente e alcolizzato, tenta persino di strangolare sua madre ed entra di nuovo in prigione.
Quando lo liberano è l’ombra di sé, ora che anche la sifilide lo tormenta (già, perché è stato anche un frequentatore assiduo di prostitute), ma non rinuncia a scrivere e la sua tematica si fa sempre più ardita, sempre più scabrosa.

Nel 1894 gli viene conferito il titolo di “Prince des Poètes” e gli viene elargita anche una piccola pensione che allevia un po’ la miseria in cui vive.

Il 7 Gennaio 1896 muore all’età di 51 anni e succede un fatto strano.
La notte successiva al suo funerale un braccio della statua della Poesia posta in cima all’Opéra di Parigi, si stacca e cade rovinosamente a terra, nel punto preciso dove poche ore prima era passato il carro funebre con la sua salma.
Qualcuno volle vedere in quell’episodio una sorta di consacrazione eterna.

Trascorrono quasi cinquant’anni.
Il 1 Giugno 1944, alle ore 21,00, in piena Seconda Guerra Mondiale, da Radio Londra vengono trasmessi i primi versi dello splendido poema “Chanson d’Automne” di Paul Verlaine:
Les sanglots longs
des violons
de l’Automne
(“I lunghi singhiozzi/dei violini/d’Autunno): era un codice cifrato rivolto alla Resistenza Francese affinché iniziasse le operazioni di sabotaggio.

Il 5 Giugno ancora tre versi ben scanditi:
blessent mon coeur
d’une langueur
monotone
(“mi lacerano il cuore/con monotono/languore”): era l’annuncio che di lì a 48 ore sarebbe accaduto qualcosa di eclatante. Come in effetti fu: lo sbarco delle truppe alleate in Normandia.

Paul Verlaine ne era stato l’angelo annunciatore.