Rubrica Coriandoli. Una ragazza bellissima, una passione letale, un omicidio eccellente

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Oggi probabilmente sono in pochi a ricordarlo, ma Standford White fu uno degli architetti più celebri di NewYork tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Fu lui a progettare nel 1890 la seconda versione del Madison Square Garden (tempio dello sport e dello spettacolo mondiali) e lo volle faraonico, con all’interno un Teatro meraviglioso, giardini pensili che ospitavano le serate di cabaret e persino un lussuosissimo appartamento, il suo, situato nella torre dell’edificio.

Affascinante, spregiudicato, modaiolo e gran “tombeur de femmes”, White era un protagonista della Vita mondana di New York, cultore instancabile di piaceri e dissolutezze.
L’anno 1900 non solo apriva il XX secolo, assurgendo a crinale indiscutibile della Storia Moderna, ma per lui rappresenta l’anno fatale della sua esistenza, perché proprio ad uno spettacolo nel suo Madison Square Garden, i suoi concupiscenti occhi incrociano quelli languidi di colei che era considerata allora la ragazza più bella di New York: Evelyn Nesbit.

Standford ha 47 anni, Evelyn 16.
Lui, l’architetto più famoso e potente del momento, lei la modella più richiesta dai fotografi e dai pubblicitari americani.
La corteggia, la blandisce e se la porta nella sua sontuosa alcova (non lontana dal Teatro).
Dopo averle fatto indossare un chimono di seta gialla (e nient’altro) la conduce in una stanza tutta color verde bosco in cui campeggia, pendente dal soffitto, un’altalena di velluto rosso su cui la fa dondolare dolcemente mentre la contempla estasiato.
Poi, nella sua camera da letto tappezzata di specchi (soffitto compreso) le offre una cena, ça va sans dire, a base di aragoste, caviale e champagne.
Tanto champagne, “corretto” però.
In pratica la droga ed Evelyn in breve non può farne più a meno: della morfina e di lui.

Diventano amanti, scandalizzando la società newyorchese che però va in sollucchero di fronte ai particolari intimi ed eroticissimi che trapelano da quella torrida relazione.
Evelyn è catturata e soggiogata dalla personalità di Standford, ma quando realizza che per lui costituisce solo l’ennesima giovane preda di cui cibarsi, si consola con altri amanti, tra cui l’attore John Barrymore, allora una celebrità.
Incontra ad un party un magnate del carbone, Harry Kendall Thaw, ricchissimo, cocainomane, squilibrato e ossessivamente geloso.
Si sposano nel 1905, pur consapevoli entrambi che i fantasmi e gli scheletri nell’armadio della voluttuosa e bellissima Evelyn sarebbero riemersi prepotenti.
Liti e minacce diventano quotidiane e devastanti e in quei momenti lui manifesta tutta la sua feroce e pericolosa natura di psicopatico.

La sera del 25 Giugno 1906 Harry Kendall Thaw, in un eccesso di sadomasochismo psicologico, conduce Evelyn, che l’implora di non farlo, ad uno spettacolo al Madison Square Garden.
Qui, sulla terrazza, mentre una brezza carezzevole si aggira fra i tavoli di signori elegantissimi e signore sfavillanti, fra un conversare leggiero e mondano, poco prima dello spettacolo, appare, con quella sua andatura altera e il sorrisetto sempre sprezzante, proprio Standford White, l’antico amante della moglie.
Evelyn rabbrividisce di paura e abbassa gli occhi mentre questi le rivolge un inchino impeccabile ed uno sguardo impudente.

Suo marito Harry non dice una parola, trae dalla tasca una pistola e spara tre colpi in faccia all’odiato architetto che si accascia all’istante.
Il processo che ne seguì fu uno dei più clamorosi del tempo, seguito da giornalisti e pubblica opinione con morbosa curiosità.
L’assassino, grazie alle conoscenze della sua potentissima madre, se la cavò con una condanna in un manicomio criminale dal quale però gli era concesso di uscire tranquillamente (la matriarca Kendall Thaw era prodiga in mazzette e regalie) per partecipare a feste, vernissages ed eventi mondani.

Evelyn subì la gogna mediatica: bollata come una prostituta di lusso, arrivista e letale, fu emarginata dal mondo della pubblicità e, preda di alcol e droga, vide sfiorire presto la sua leggendaria bellezza.
Colei che aveva scatenato passioni scabrose ed esiziali, si ritirò in un paesino del New Jersey dove visse nell’anonimato insegnando l’arte della ceramica.
Morì nel 1967 a 82 anni, dimenticata da tutti.