Briciole di storia, quisquilie e pinzellacchere. Brunelleschi e lo sciopero dei muratori.

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Il 7 Agosto 1420 è la data in cui fu iniziata la costruzione di quel prodigio di architettura che è la cupola della Chiesa di Santa Maria del Fiore a Firenze.
Erano stati presentati vari progetti per quella cupola e alla fine la commissione scelse il progetto di Filippo Brunelleschi, architetto, scultore e orafo di eccelse doti, ardite concezioni e pessimo carattere.

Alto (!) poco più di un metro e mezzo, calvo, trasandato nel vestire, scontroso e diffidente (utilizzava codici segreti per stilare i propri progetti per timore gli venissero copiati), nutriva però profondo rispetto per le maestranze: pretese ponteggi di sicurezza per loro, che lavoravano a 42 metri di altezza e fece illuminare i 463 gradini che muratori, scalpellini e fabbri erano costretti a salire e scendere più volte al giorno.

I Fiorentini per anni ogni giorno seguirono con il naso all’insù i progressi costruttivi di quella stupefacente cupola per la quale occorsero 4 milioni di mattoni e un argano, ideato dallo stesso Brunelleschi, che prevedeva una fune di 182 metri, la più lunga mai costruita fino ad allora.

Ma un bel giorno le maestranze fiorentine si misero in sciopero, reclamando un aumento di stipendio.
Brunelleschi, che oltre che inventore era stato nominato “governatore capo della cupola”, non battè ciglio: licenziò tutti in tronco, e fece arrivare muratori, scalpellini e fabbri dalla Lombardia, meno pretenziosi e operosi come api.

I lavoratori fiorentini tornarono allora mogi mogi da lui con la coda fra le gambe a implorare di essere riassunti.
Brunelleschi lo fece, ma abbassò loro il salario.
E nessuno osò lamentarsi.