Briciole di storia, quisquilie e pinzellacchere. Gli eccentrici, dissacranti, irresistibili dadaisti

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Il 5 Febbraio 1916 a Zurigo si inaugurò il “Cabaret Voltaire”, fondato dal regista teatrale Hugo Ball e che vide nel poeta rumeno Tristan Tzara l’autorevole deus ex machina dei nuovi fermenti artistici e culturali che in quegli anni terribili della Grande Guerra pur erano presenti e vivaci nella martoriata Europa.
In particolare Tzara diede il nome ad una nuova corrente artistica rivoluzionaria che investì Letteratura, Arte, grafica, Teatro e Cinema che si chiamò Dadaismo.
Il nome venne scelto dal Poeta rumeno aprendo a caso il dizionario franco-tedesco e il dito che aveva puntato ad occhi chiusi si fermò sulla parola “dada”che in Francese può significare sia cavallino a dondolo, ma anche il balbettio di un neonato.

La parola piacque proprio perché aveva un suono musicale, giocoso e infantile.
E i Dadaisti giocarono davvero con l’Arte, inventando tecniche innovative come il collage, gli “assemblage” e i “ready-made” e infondendo uno spirito goliardico, sarcastico e dissacratorio ancora più accentuato di quello già espresso dai Futuristi Italiani cui guardavano con simpatia (tranne che per l’appoggio di questi ultimi alla guerra, essendo i Dadaisti pervicaci pacifisti).
Il Dadaismo vide come seguaci Artisti iconoclasti quali Picabia, Max Ernst e il più celebrato di tutti, Marcel Duchamp, irriverente, bellissimo, sciupafemmine e formidabile giocatore di scacchi.

Dopo soli 3 anni gli stravaganti e dissacranti Dadaisti confluirono nel nascente Surrealismo, corrente artistica più profonda e complessa e permeata di echi e rimandi freudiani che ebbe in Mirò, Magritte e Dalì alcuni degli esponenti più amati.
Il Dadaismo innervò nel Surrealismo una iconoclasta e caustica follia, la stessa che aveva permesso a Duchamp di mettere i baffi nientemeno che alla Gioconda.