Briciole di storia, quisquilie e pinzellacchere. L’orco delle fiabe veniva dall’est

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Ne avevano paura tutti, perché erano arcieri abilissimi, ma ancor di più perché avevano un aspetto torvo e temibile e lanciavano un verso lugubre (hùi-hùi) che emettevano al solo scopo di spaventare gli abitanti dei villaggi di tutta Europa.
In quegli oscuri anni del primo Medioevo razzie, incendii e violenze erano quotidiani e gli Hungari, un coacervo di tribù ed etnie che dalle fredde ed aride steppe dell’Est si riversarono intorno al secolo X in Europa alla ricerca di nuovi pascoli e ricchezze, furono protagonisti di episodi sanguinosi.
Nomadi e agguerriti, avevano un rapporto quasi simbiotico con i cavalli da cui scendevano raramente e su cui mangiavano e addirittura dormivano.

Narra la leggenda che gli Hungari, detti anche Magiari, derivassero da due mitici gemelli, Hunor e Magor che essi veneravano, ma gli Europei di religione cristiana, che ne erano terrorizzati, ravvidero in loro i terribili popoli dei Magog e dei Gog citati nell’Apocalisse.
A questo si aggiunse anche che dal nome con cui li appellarono in Francia, Hongrois, derivò la parola “ogre” da cui l’italiano “orco”, ovvero il brutale e terrifico personaggio che nelle fiabe brutalizza i bambini.
Questo per spiegare con quale accezione negativa vennero visti per tutto il Medioevo gli Hungari, che si spinsero fino al Nord Italia dove lasciarono tracce semantiche in alcune località del Friuli e del Veneto, come ad esempio l’antica via Postumia dei Romani, rinominata via ongaresca, la località di Porto Ungaresco e la cittadina di Longarone, tristemente famosa per la tragedia della diga del Vajont.