Briciole di storia, quisquilie e pinzellacchere. Ria Munk, il suicidio per amore e quel ritratto di Klimt che stregò anche i nazisti

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Maria, detta Ria, Munk era una bella ragazza molto in vista nella Vienna del primo Novecento, appartenente ad una facoltosa famiglia ebrea di origine ungherese.
Sua madre Aranka era parente dell’editore Pulitzer (quello del premio giornalistico più famoso e agognato al mondo), suo padre Alexander un ricco industriale.

Era innamoratissima di Hanns Heinz Ewers, scrittore malefico, personaggio ambiguo e perverso, dai modi affettati e dal volto sfregiato da una lunga, enigmatica cicatrice.
Quando questi pose fine alla relazione, la inconsolabile Ria pose fine alla sua vita.
Era il 28 dicembre 1911 e lei aveva solo 24 anni.
Questo suicidio generò molto scalpore nella gaudente e opulenta capitale austriaca, tanto che anche lo scrittore Arthur Schnitzler ne parlò nel suo famoso diario.
La madre, disperata, commissionò a Klimt, il più ammirato pittore nella Vienna dell’epoca, un ritratto postumo.
L’Artista ne dipinse tre versioni di cui la più famosa è quella realizzata tra il 1917 e il 1918 che vede Ria immersa in un mondo sontuosamente floreale e con un sorriso malinconico.
È un ritratto incompiuto a causa della prematura morte di Klimt, il 6 Febbraio 1918, per apoplessia.

Quando nel corso della seconda guerra mondiale i Munk finirono nei campi di sterminio e la loro grande villa requisita dai nazisti, questo quadro venne portato in Germania.
Riapparirà anni dopo in un museo polacco e nel 2010 questo dipinto meraviglioso ma incompiuto, dedicato alla tragica figura di Ria Munk, è stato venduto ad un’asta da Christie’s per la superlativa cifra di 22 milioni di euro.