L’Intervista di Daniela Musini su Fattitalini.it

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di Giovanni Zambito (ww.fattitaliani.it)
Stasera, sabato 3 gennaio, alle ore 17,30 a Roseto degli Abruzzi, presso il Centro Piamarta, di fronte alla Chiesa Sacro Cuore, si svolgerà un grande evento culturale organizzato dall’associazione Cerchi Concentrici Promoter che vede Daniela Musini protagonista. L’artista rosetana presenterà il suo libro “I 100 piaceri di d’Annunzio. Passioni, fulgori e voluttà“, vincitore di 10 Premi letterari Nazionali ed Internazionali e adottato recentemente dalla Sangyo University di Kyoto. Inoltre la Musini, acclamata Ambasciatrice dannunziana in Italia e nel mondo, interpreterà le pagine più emozionanti ed intense del Vate in un recital imperdibile, che includerà anche uno straordinario “Monologo di Mila” tratto da La figlia di Iorio e la celeberrima e immortale “La pioggia nel pineto”. Condurrà l’evento il Prof. William Di Marco ed interverrà lo studioso Mario Giunco. 
L’intervista di Fattitaliani a Daniela Musini.
Il titolo del volume sembra confermare i luoghi comuni attribuiti a D’Annunzio: è così?
Più che il titolo, è il sottotitolo a declinare le generalità del libro: passioni, fulgori e voluttà contraddistinsero la Vita e l’Opera del Vate e ne fecero un personaggio unico nel panorama culturale tra i due secoli e un Artista poliedrico, multanime, trasgressore di vecchi stilemi stilistici e promotore di nuove e rivoluzionarie istanze culturali. Il titolo vuole solo suggerire che il piacere come ricerca estenuata di appagamento dei sensi, dell’anima e dell’intelletto fu cifra esistenziale dell’Immaginifico, ma mai confinato e ridotto a mera voluttà erotica. Basta sfogliare l’indice delle voci di questo “glossario” per capire che per lui tutto riverberava godimento: l’Arte, la Musica, “i belli arredi”, i levrieri, gli Amici, ecc ecc.

C’è un piacere che prevale sull’altro nell’opera del Vate?

Difficile condensare in poche righe una risposta che meriterebbe molti approfondimenti. Credo siano prevalentemente due: il piacere dell’affabulazione e quello della scoperta conseguente ad una inesausta ricerca. Per quanto riguarda l’affabulazione, ritengo che d’Annunzio sia uno dei più straordinari “narratori” del suo tempo: ogni sua pagina è un arazzo dalla cromìa abbagliante e una Sinfonia ricca di lampeggianti accensioni e di una dinamica musicale straordinaria, con “rubati” e “accelerandi”, “diminuendi” e “crescendi” di mirabile maestria. Quanto alla sua continua, inesausta ricerca, mi piace ricorrere all’espressione “ulissismo culturale”, ovvero l’approdo a tutte le istanze culturali della sua epoca: fu Simbolista, Verista, Futurista, Parnassiano ecc. ecc. e non per plagio, ma per curiosità intellettuale, onnivora curiosità dell’ingegno e vitalissimo bisogno di sperimentalismo.
E nella sua vita privata?
La seduzione e relativa conquista. E non mi riferisco solo alle donne, naturalmente. Penso a come sapeva ammaliare i lettori ed infervorare i soldati, vincere le resistenze dei suoi denigratori e comunque colpire al cuore. Di tutti.
Nella presentazione di stasera declamerà alcuni passaggi di sue opere: quanto si prestano gli scritti di D’Annunzio alla loro trasmissione orale?
Le dico solo questo: io giro il mondo e recito in Italiano. Vedere tra il pubblico turchi, bielorussi, giapponesi, tedeschi, polacchi… che pur avendo in mano la traduzione, chiudono gli occhi, si abbandonano alla magia delle pagine dannunziane, che si commuovono e alla fine applaudono in piedi, credo sia la risposta più consona alla sua domanda. In Italia la cosa per me più emozionante e gratificante è: “non immaginavo d’Annunzio fosse così straordinario e coinvolgente”.
Fra le tante interpretazioni e riflessioni fonetiche de “La pioggia del pineto” ce n’è una in particolare che predilige?
Credo di essere, dopo Albertazzi, l’attrice che ha interpretato più volte questa lirica immortale. Ogni volta è diverso, ogni volta mi lascio rapire dal suo potere evocativo, dalla malìa timbrica, dalla morbidissima orchestrazione. Più che interpretarla, “la suono”… suggestione che mi viene anche dal mio essere pianista.
Com’è cambiato nel tempo – attraverso gli studi – il suo “rapporto” con Gabriele D’Annunzio? vi date del “tu”?
Domanda carinissima: lo scorso anno ho celebrato le mie “nozze d’argento” con lui. Sono 25 anni che lo frequento, lo studio, lo interpreto, lo omaggio, lo amo. Può bastare? (sorride, ndr).Giovanni Zambito.