Rubrica coriandoli: Lorenzo il Magnifico e la miracolosa polvere di smeraldi

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Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, fu uno dei politici più illuminati e sagaci del Rinascimento. Poeta egli stesso (chi non ricorda i leggiadri versi iniziali del suo componimento “Canzone di Bacco e Arianna”: “Quanta è bella giovinezza/ che si fugge tuttavia/chi vuol esser lieto, sia/di doman non c’è certezza”?), generosissimo mecenate di Artisti, diplomatico astutissimo e ambizioso e ago della bilancia nel turbolento panorama politico dell’Italia di quegli anni.

Quando decise di allearsi con Milano e Venezia per consolidare il potere del centro-nord, l’allora Papa Sisto IV, allarmatissimo, ordinò una congiura contro di lui e suo fratello Giuliano, che fu organizzata e portata a compimento dalla potente famiglia fiorentina de’ Pazzi durante la messa del Sabato santo del 1478 presso la Chiesa di Santa Maria in Fiore.
Giuliano de’ Medici fu pugnalato a morte. Lorenzo, colpito al collo da una pugnalata, riuscì a salvarsi rifugiandosi in sacrestia, mentre un suo fido gli succhiava la ferita, sputando poi per terra, nel timore che il dardo fosse stato avvelenato.

Sopravvisse, Lorenzo, e la vendetta medicea fu tempestiva e spietata: circa 80 congiurati furono messi a morte. Il corpo di Iacopo de’ Pazzi addirittura disseppellito, trascinato nudo per Firenze e poi gettato nell’Arno. Un altro della famiglia, Francesco, impiccato e lasciato penzolare per giorni, mentre sotto l’impalcatura della forca un imperturbabile Leonardo da Vinci ne tracciava il ritratto con puntigliosa precisione.

Non fu quindi la congiura ad uccidere Lorenzo il Magnifico, ma la gotta (malattia che perseguitò tutti i Medici), chiamata allora “morbus dominorum”, malattia dei signori, poiché solo i ricchi potevano permettersi una dieta ricca di bevande alcoliche, di grassi e di carne che, se assunti in eccessiva quantità, possono causare questa dolorosissima malattia.
Lorenzo, che i contemporanei descrivevano “di statura mediocre, di viso brutto e di colore negro, la bocca grande fuor dell’ordinario”, iniziò a soffrire di lancinanti dolori alle ossa intorno ai 27 anni.

Le cure furono affidate al più celebre medico e astrologo fiorentino, Pier Leoni da Spoleto, ma, visti i risultati deludenti, i Medici decisero di affiancargli, con gran disappunto di quest’ultimo, un luminare del tempo, Lazzaro da Pavia.
Questi gli prescrisse quel che all’epoca era considerato un rimedio miracoloso, il misterioso “succo petrifico” (di cui nessuno conosceva la composizione), contenuto, secondo lui e altri medici (ciarlatani per lo più), nella polvere delle pietre preziose.
Ed ecco allora che vennero triturati e polverizzati rubini, diamanti, topazi, ametiste e soprattutto smeraldi e somministrati a Lorenzo il Magnifico.

Una ricchezza inestimabile venne ridotta in polvere e ingurgitata dal Signore di Firenze che non solo non guarì, ma vedrà i propri dolori aumentare in maniera esponenziale, con conseguente deformazione della colonna vertebrale.
Lorenzo morirà a 42 anni, il 9 Aprile del 1492, per perforazione dello stomaco ed emorragia, e la supposizione che fossero state proprio tutte quelle pietre preziose a causargliela, non è peregrina.
Il giorno dopo la sua morte il corpo del suo medico personale Pier Leoni da Spoleto fu ritrovato in un pozzo.
Suicidio per il rimorso per non aver saputo curare l’illustre paziente o la mano longa dei Medici aveva colpito ancora?
Ai posteri l’ardua sentenza.