Rubrica Coriandoli. Hitler, Rothschild e quel capolavoro rubato

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Iniziamo da loro, i Rothschild, la famiglia ebrea di Francoforte che per gli storici è stata la più potente e ricca dell’era moderna, paragonati ai Medici del Rinascimento per ambizione, ricchezza e amore per l’Arte.

In principio fu il cognome, derivato da quell’insegna del banco dei pegni di proprietà della famiglia, in cui campeggiava uno scudo rosso, in tedesco Roten Schild, da cui, appunto, Rothschild.
Mayer Amschel, il capostipite, era dotato di eccezionale fiuto per gli affari, di smodata brama di ricchezza (e di potere) e di utilissimo opportunismo affaristico; grazie a queste sue qualità già alla fine del Settecento era riuscito ad accumulare un patrimonio ingentissimo, partendo da commerciante di monete antiche fino a diventare l’uomo d’affari più influente dell’epoca.

Aveva 10 figli: 5 femmine e 5 maschi. Le prime, per non disperdere le ricchezze, furono indotte a sposare consanguinei, mentre i maschi, Amschel, Nathan, Salomon, James e Karl, vennero sguinzagliati nelle più importanti città europee del Settecento (nonché punti nevralgici della finanza di allora): Napoli, Vienna, Parigi e Londra (uno rimase a Francoforte) per fondare banche e dominare tutta la finanza e le transizioni commerciali di nazioni, regni e persino papati.

Grazie a intuito formidabile, speculazioni azzardate, fortuna, cinismo e potere, la ricchezza di questa famiglia si moltiplicò in maniera esponenziale; alle banche si aggiunsero finanziamenti a grandiose opere pubbliche (da cui trassero profitti giganteschi), miniere di diamanti e oro, vigneti prestigiosi (come quelli di Château Lafite e Château Mouton da cui derivarono vini costosissimi) e, soprattutto collezioni d’Arte magnificenti.

Già, l’Arte. I Rothischild furono cultori del bello e della Cultura e si circondarono sempre di Artisti e intellettuali. I migliori.
Tanto per fare un esempio: le figlie di uno dei 5 fratelli, Nathan, ebbero come insegnante di Musica Felix Bartholdy Mendelssohn (anche lui appartenente ad una ricchissima ed influente famiglia ebraica) e Betty, l’amata e bellissima moglie di James fu ritratta nientemeno che dal più grande esponente del Neoclassicismo pittorico, Jean-Auguste-Dominique Ingres ed ebbe come docente di pianoforte, pensate, Fryderyk Chopin.

Quando Hitler s’impadronì del potere, i Rothschild, Ebrei, divennero suoi acerrimi nemici, e lui allora fece requisire le loro fastose dimore in Francia e prelevare le sontuose collezioni di opere d’Arte che le abbellivano.
25 carrozze di un treno partirono alla volta di Berlino; a bordo c’erano 21.903 dipinti fra cui il capolavoro di Jan Vermeer, “L’Astronomo”, il quadro che più di tutti il Führer agognava.

Saranno i “Monuments men” gli ufficiali americani esperti d’Arte a recuperarlo nel 1944 insieme ad altri 3798 dipinti.
Ora “L’Astronomo” di Vermeer è al Louvre.
Dietro la tela, nascosta agli occhi dei visitatori incantati, vi è una piccola, tragica svastica.