Rubrica Coriandoli. Il mistero di Louis Aimé Augustin Le Prince

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Il 16 Settembre 1890 sul treno partito da Parigi e diretto a Digione, viaggiava Louis Aimé Augustin Le Prince, di professione inventore.
Aveva con sé un brevetto rivoluzionario e se lo teneva ben stretto, sbirciandolo ogni tanto con un sorriso soddisfatto: era il brevetto per un nuovo dispositivo cinepresa-proiettore a 16 lenti su di una pellicola da 60 mm.

Era stato allievo di Monsieur Daguerre, l’inventore della dagherrotipia, l’antenata della fotografia, e si era laureato in arte pittorica e aveva seguito anche un corso in chimica presso l’Università di Lipsia.
Questi studi, uniti alla genialità e all’intraprendenza che lo connotavano, permisero a Le Prince di girare una scena di 2 secondi di persone che passeggiavano in una cittadina dello Yorkshire e qualche tempo dopo anche una scena nel proprio giardino in cui si vede il proprio figlio Alphonse mentre suona la fisarmonica.

Queste riprese “cinematografiche” erano state effettuate nel 1888, ovvero ben 7 anni prima della proiezione del primo film ad opera dei fratelli Lumière che sarebbe avvenuta il 28 Dicembre 1895; ecco perché Le Prince è da molti considerato il vero padre del Cinema.
La sua passione per questi nuovi dispositivi lo spinse a costruire un nuovo, innovativo proiettore che avrebbe dovuto presentare a New York dove lo attendevano con entusiasmo.

Le Prince quel giorno quindi era diretto a Parigi dove si sarebbe imbarcato per gli Stati Uniti e ricevere i giusti riconoscimenti.
Ma a Parigi il geniale inventore non arriverà mai.
Sparì letteralmente, insieme al suo brevetto, su quel treno, in quel 16 Settembre 1890.
La moglie Lizzie accusò senza remore Thomas Alfa Edison di essere in qualche modo coinvolto nella sparizione di Le Prince, dacché anche l’inventore americano stava portando avanti i suoi studi nella stessa direzione e voleva in tutti i modi passare alla Storia (anche) come inventore delle immagini in movimento.

Il giallo della sparizione inspiegabile di Le Prince si infittì quando suo figlio Adolphe, che pervicacemente si era messo ad indagare e a contrastare gli scaltri avvocati di Edison per rivendicare la primogenitura di quell’invenzione, sarà ritrovato morto con a fianco la sua pistola. Suicidio fu il verdetto.
Lizzie, disperata, urlò fino alla morte la sua accusa contro Edison di averle ammazzato marito e figlio.
Ma il suo terribile j’accuse rimase per sempre inascoltato.

Recentemente però c’è stato un coup de Théâtre: Alexis Bedford, studente americano che doveva svolgere ricerche sulla fotografia per una tesi in una biblioteca di New York, ha trovato all’interno di un libro un appunto di Thomas Alfa Edison in cui si leggono queste inquietanti parole: “Eric mi ha chiamato da Digione. È stato fatto. Il principe [NB: Le Prince in francese] non c’è più. Questa è una buona notizia. L’omicidio non è il mio mestiere. Sono un inventore e le mie invenzioni e le immagini in movimento possono ora andare avanti”.

Fu quindi l’ ambizioso e cinico Edison il responsabile della sparizione di Le Prince come la moglie gridò invano al mondo?
Ai posteri l’ardua sentenza.