Rubrica coriandoli: il ventaglio e il suo intrigante linguaggio segreto

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Il ventaglio, oggetto utile e antico, ma anche strumento di seduzione, malizioso accessorio di moda, trasmettitore intrigante di messaggi amorosi ed erotici.
Eh già! Le nostre nonne e bisnonne lo usavano non solo per trovare refrigerio dalla calura (come solitamente facciamo anche noi oggi), ma anche per sostituire parole, per incoraggiare o respingere un corteggiatore, per manifestare desiderio o imbarazzo, desideri nascosti o palesi indignazioni, per attirare sguardi e attenzioni, per sedurre o disilludere.

Oggetto antico si diceva, eccome! Utilizzato nelle cerimonie fin dall’antichità, il ventaglio presso gli Egizi era di piume di ibis e veniva mollemente mosso dagli schiavi per rinfrescare il Faraone o la Regina (a chi non viene in mente la figura di Cleopatra voluttuosamente semisdraiata a godersi la frescura di un enorme “flabellum”?); furono i Greci prima e gli Etruschi e Romani poi ad usarlo per usi domestici, ma saranno i Giapponesi ad inventare quello pieghevole, Caterina de’ Medici e Elisabetta I d’Inghilterra a farne un oggetto di culto e la Spagna a farlo assurgere a simbolo di una Nazione, così legato com’è al voluttuoso flamenco, per il quale si impiegano anche ventagli di grandi dimensioni chiamati “pericones”.

In ogni latitudine se ne trovano di preziosissimi, vere opere d’arte, con decori e disegni, trine e ricami, pizzi e merletti che testimoniano la cura e l’amore delle donne verso questo particolare accessorio evocatore di fascino, mistero, glamour.
Ma anche insostituibile complice in storie d’amore appassionate o clandestine, perché strumento, a partire dal Settecento, di un vero e proprio codice sentimental/erotico, di un vero e proprio linguaggio cifrato (conosciuto anche dagli uomini, ovviamente) a seconda di come veniva aperto, usato, mosso.
Non solo prezioso alleato per le dame per nascondere magari denti non impeccabili o sguardii birboni o pettegolezzi sussurrati, ma impareggiabile e insostituibile mezzo per comunicare il non detto, attraverso gesti aggraziati delle mani.

In che modo? In mille modi. Ad esempio portato nella mano sinistra e aperto davanti al viso, significava “Desiderosa di conoscervi”, ma se la stessa azione era fatta dalla mano destra, voleva dire, senza mezzi termini, “Seguitemi”; se una fanciulla si copriva l’orecchio sinistro con il ventaglio aperto, stava intimando al cavaliere “Non tradite il nostro segreto”, ma se con il ventaglio tracciava delle linee sulla mano, il messaggio era inequivocabile: “Vi odio”.
Per dire “Sì” bastava appoggiarlo alla guancia destra, per un “No, a quella sinistra; se la dama lo passava sulla guancia, guardando maliziosa l’uomo, questi poteva gioire perché il significato era “Vi amo”, ma se lo lasciava cadere, meglio soprassedere, perché il significato era “Saremo solo amici”.

Sventolarsi lentamente era un segnale per dichiararsi maritata, farlo velocemente voleva dire fidanzata, guardare fisso il ventaglio chiuso, sospirando, era un’implicita, accorata domanda: “Perché non mi capite?”, se il ventaglio era chiuso e diretto verso il cavaliere, la domanda era un’altra: “Mi amate?”, ma se era chiuso e appoggiato al proprio cuore, era un’esplicita dichiarazione d’amore, ovvero “Avete conquistato il mio cuore”.

E ancora: una donna che apriva e chiudeva ritmicamente il suo ventaglio, stava lanciando un “Siete crudele” all’oggetto del suo amore, ma se lo apriva con cautela e non del tutto, attenzione: bisognava saper contare le stecche visibili perché esse indicavano l’ora dell’appuntamento. E se giunta all’appuntamento, la bella fanciulla richiudeva il ventaglio e lo appoggiava alle labbra, eh beh, c’era un’unica cosa da fare: baciarla, perché questo era il significato di quel gesto.

E tanto importante era questo codice, e per evitare disguidi e fraintendimenti, che addirittura il Marchese de Caraccioli nel 1760 scrisse un manuale, illustrandone le varie funzioni, tramandato in gran segreto e con un sorriso malizioso, di madre in figlia.
Viva il ventaglio, quindi e il suo intrigante, allusivo, misterioso fascino…

nella foto: il ventaglio più amato tra quelli che ho.
E’ antico, in piume di struzzo, e mi ha accompagnato dovunque nel mondo durante le mie tournées teatrali, accessorio indispensabile per ricreare le atmosfere dannunziane nei miei spettacoli dedicati all’Imaginifico e alla sua Divina Musa, Eleonora Duse.

Ventaglio