Rubrica coriandoli. Maria Waleswka, la dolce polacca che rubo’ il cuore di Napoleone

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Era bella, Maria, di una bellezza dolente, luminosa e bionda. Da ragazza faceva di cognome Łączyńska; era nata in una regione rurale della Polonia, il 7 Dicembre 1786 ed apparteneva a una famiglia di antica nobiltà.

Distese immense di grano ondeggiante al vento, la neve che per lunghi mesi ovattava il paesaggio, il silenzio sconfinato e quieto della pianura: questo è ciò che vedeva ogni giorno Maria bambina dalla sua nobile dimora, dove trascorreva il tempo fra i giochi con le sue sorelle e le lezioni di pianoforte, lingua francese, storia e geografia impartite loro dal precettore privato Nicolas Chopin, il futuro papà del grande Fryderyk.
Cresceva Maria, riservata e dai modi gentili, con due occhi incredibili e stuporosi color dei fiordalisi, belli da vertigine e pervasi da quel velo di mistero che le avrebbero donato un’aura di femminilità pudica e irresistibile.

Ma dietro quella grazia un po’ crepuscolare, si celava la passionalità e il fervore che erano propri della sua terra: l’odio verso i Russi che l’accomuna a tutti i suoi connazionali, cresce a dismisura quando, poco più che adolescente, quelli gli uccidono il padre durante una delle tante guerre fra i due Paesi.
La madre si ritrova vedova con sette figli, ha fretta di “accasare” le figlie femmine e così, a diciassette anni, Maria si ritrova moglie del ricco Conte Anastasy Colonna Walewski, amico di famiglia, che di anni ne ha sessantotto (ben cinquantuno più della moglie).
Maria non ne è innamorata ma cede alle pressioni di sua madre e del fratello maggiore.
Nel giugno dell’anno successivo dà alla luce un figlio maschio, Antoni Wasil Rudolf, bello e biondo come lei. Arriva l’inverno e in quei primissimi giorni del dicembre 1805 anche la neve, che lei guarda malinconica dalla sua stanza, mentre canta antiche ninna nanne al piccolino e silenziose lacrime le rigano il volto. Lei non lo sa, ma il Fato sta tessendo la sua tela.

Il mattino di quel 2 dicembre a Walewice, dove i conti Walewski erano andati a vivere, era una lenta danza di fiocchi, ma ad Austerliz, nella vicina Repubblica Ceca, no, non nevicava e l’Imperatore dei Francesi Napoleone Bonaparte conseguì una vittoria memorabile sull’armata russo-austriaca.
L’astro napoleonico ormai rifulge abbagliante e la Polonia tutta si infiamma per lui.
E Bonaparte, nella sua vorace conquista dell’intera Europa, fa il suo ingresso a Varsavia nel Dicembre 1806: quel giorno nella città osannante le bandiere garriscono, le campane risuonano a festa, i giovani si abbracciano gioiosi per strada e il 7 gennaio 1807 Palazzo reale ospita una festa sontuosa in suo onore.

C’è anche Maria, vestita con un abito di velluto azzurro come il suo sguardo. Napoleone la scorge, le passa accanto, si ferma un attimo e, mentre lei s’inchina con grazia, mormora: «Ah, qu’il y a des jolies femmes a Varsovie!» (Ah, a Varsavia ci sono delle donne graziose); lei arrossisce, le labbra appena schiuse in un sorriso segreto.
L’Imperatore, mentre passa oltre, chiede al suo Ministro degli Esteri Talleyrand: «Chi è?» e questi, con un sorriso aguzzo: «Madame Walewska».
Una breve domanda, un’altrettanto breve risposta e la sorte di Maria è segnata.
Napoleone s’invaghisce di lei quella sera stessa; Maria resiste, ma il cuore batte forte.
La dolce Polacca capitola e lo raggiunge, sotto lo sguardo compiaciuto e sibillino di Talleyrand, al feudale Castello di Finkenstein, in Prussia, che diventa l’alcova del loro amore. Amore, sì, non passione fugace. L’Imperatore è infiammato, lei lascia marito e figlio.

Lo aspetta mentre lui s’impadronisce dell’Europa e lo raggiunge dovunque perché lui la vuole sempre accanto. Solo lei, con la sua dedizione, la sua tenerezza, la sua soavità, riesce a placare i tumulti del suo animo, a farlo sorridere, tranquillizzare.
Un giorno a Vienna, al castello di Schönbrunn, prima di partire, Maria gli regala una fascia d’oro e smalto (con intrecciata una ciocca dei suoi capelli) su cui ha fatto incidere: «Quando avrete cessato di amarmi, ricordate che io vi amo ancora».
Ha un brutto presentimento ma intanto esulta: è incinta e spera di poterlo sposare, ora che lui ha fatto annullare il suo matrimonio con Giuseppina de Beauharnais per mancanza di eredi.
Ma per Napoleone la ragion di Stato è più forte del cuore e Maria deve tornare a casa, a Walewice. Nell’Aprile 1810 l’Imperatore dei Francesi sposa Maria Luisa d’Austria, figlia di Francesco Giuseppe.
Maria lo apprende dai dispacci. È straziata. Pochi giorni dopo partorisce Alexandre, il figlio nato da quell’amore dolcissimo e proibito: il ricordo più bello che lui le ha lasciato.

L’indomabile Empereur il 24 Giugno 1812 inizia quella che nei calcoli sarebbe dovuta essere la sua apoteosi e che invece si rivelerà la sua campagna bellica più disastrosa e disperata: la campagna di Russia. Una débacle.
Da allora, per lui, una continua disfatta. Il 1° Settembre 1814, quando ormai il sole di Napoleone sta tramontando, Maria lo raggiunge, in incognito, all’Isola d’Elba, che lui aveva scelto come luogo d’esilio dopo essere stato costretto ad abdicare, e ci va insieme al suo riccioluto, biondo Alexandre. E lì trascorrono un’ultima, appassionata, notte insieme. Poi lui la fa imbarcare di nuovo, e in gran segreto.

L’anno successivo, l’anno della disfatta di Waterloo, si incontrano a Parigi e lei si offre di accompagnarlo a Sant’Elena. Napoleone dice no. Poi abbraccia straziato la sua dolce Polacca e stringe a sé il piccolo Alexandre, che lo chiama “papà empereur”. Sarà per tutti l’ultimo abbraccio.
Maria Walewska morirà, consumata dal dolore e dal rimpianto due anni dopo, l’11 Dicembre 1817, a Parigi, in una giornata bianca di neve. Aveva 31 anni e tre giorni.
La lettera con la notizia della sua morte spedita a Napoleone da Parigi, per un gioco crudele del destino, arrivò a Sant’Elena quattro anni dopo, il 7 Maggio 1821.
L’Empereur da due giorni aveva esalato “il mortal sospiro”.

Nella foto: Greta Garbo e Charles Boyer nel film “Maria Walewska” del 1949

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