13 Ottobre 1961, interno giorno.
Nella sua bella casa di Bel Air a Los Angeles Hitchcock era di pessimo umore, e neppure la succulenta colazione che Alma, sua paziente moglie e valente collaboratrice, gli aveva apparecchiato, era riuscita a fargli togliere dal viso quell’espressione corrucciata.
«Alfred che hai?», le chiese lei. «Niente», bofonchiò lui.
«Balle.», replicò Alma. «Ti conosco abbastanza per sapere che qualcosa ti preoccupa. Forza, tira fuori il rospo.»
Grugnì qualcosa, Hitchcock, e poi sbottò: «Non trovo un’attrice adatta ad interpretare la protagonista del mio prossimo film, ecco! Invero io lo so chi saprebbe impersonare al meglio Melania Daniels, ma ormai “Ghiaccio bollente” è diventata Sua Altezza Grace di Monaco e film non ne vuole fare più!», rispose con sarcasmo.
Hitch (come lo chiamavano ad Hollywood) che si apprestava a girare uno dei film più inquietanti della storia del Cinema, “The birds” ( “Gli uccelli”), aveva amato alla follia Grace Kelly e l’aveva in realtà definita «un vulcano dalla cima innevata» per indicare la sua sensualità ribollente sotto un’apparenza di algido distacco; erano stati i giornalisti ad appellarla poi con quell’ossimoro, “ghiaccio bollente” con cui sarebbe passata alla Storia.
Proprio in quel momento, mentre il regista addentava svogliatamente un pancake aromatizzato con sciroppo d’acero, sulla TV sintonizzata sul “Today show” della NBC, apparve lo spot di una bevanda dietetica pubblicizzata da una ragazza bionda dai verdi occhi sognanti e da due gambe spettacolari.
«È lei! È lei!» gridò trionfante Hitchcock. «Lei chi?» chiese meravigliata Alma.
«Ho trovato chi interpreterà la Melania del mio film» e senza staccare per un attimo gli occhi dal piccolo schermo, alzò la cornetta e ordinò alla sua segretaria di rintracciare immediatamente quella modella. «Offrile un contratto in esclusiva di 7 anni, un compenso di 600 dollari a settimana [un salario allora altissimo] e convocala subito negli studi della Paramount,», le intimò «ma senza rivelare la mia identità. Dille soltanto che un famoso regista la vuole come protagonista del suo prossimo film».
E fu così che Nathalie Hedren, Tippi per tutti, nata il 19 Gennaio 1930, semisconosciuta modella di origini scandinave di dentifrici e bevande dietetiche, divorziata dall’attore Peter Griffith e madre di una deliziosa bimba di nome Melanie, entrò nel dorato mondo di Hollywood indossando i panni di Melania Daniels ne “Gli uccelli”.
Lei ed Hitchcock si incontrarono solo dopo tre giorni di provini (in realtà il regista l’aveva osservata e rimirata a sua insaputa seminascosto dietro una tenda) e lui, per ringraziarla di aver accettato quel ruolo, le fece dono di una preziosa spilla in oro e perle raffigurante tre uccellini in volo. Lei era raggiante.
Non sapeva che a breve avrebbe vissuto, come donna e come attrice, l’esperienza più devastante della sua vita.
Hitchcock, come era già accaduto per le altre bionde interpreti dei suoi film, provò da subito un’attrazione rapinosa nei confronti di questa esordiente bellissima, talentuosa ma riservata e per nulla disposta a ricambiare quegli sguardi inequivocabili e quelle larvate attenzioni che lui le riservava continuamente, anzi, ossessivamente.
E quella attrazione, di fronte alla risoluta resistenza di lei, divenne dapprima malsana e implacabile e poi furente e delirante.
Le cattiverie e le perfidie cui fu sottoposta l’attrice da parte del regista furono sadismo puro: Tippi era diventata la sua ossessione erotica e il suo rifiuto lo tormentava e lo umiliava.
Era talmente geloso che aveva imposto tirannicamente a tutti i componenti maschi della troupe di starle lontano e la faceva pedinare di nascosto durante le pause della lavorazione.
“Gli uccelli”, tratto da uno splendido racconto di Daphne du Maurier, raccontava, con una grammatica cinematografica angosciante e sublime, l’attacco feroce e inspiegabile di migliaia di uccelli (corvi, gabbiani, piccioni e persino colombe) sulla tranquilla cittadina di Bodega Bay all’arrivo di una donna, Melania Daniels, appunto.
La scena terrifica degli uccelli che si scagliano contro la cabina telefonica in cui la donna si era rifugiata, divenne per Tippi Hedren un’esperienza da incubo: le avevano assicurato che i vetri sarebbero stati infrangibili ma Hitch, per punirla della sua ostentata freddezza nei suoi confronti, li aveva fatti sostituire con vetri normali che infatti si frantumarono colpendola in faccia e ferendola gravemente.
Tippi, l’espressione del volto terrorizzata e con il sangue che le colava dalla fronte urlò e pianse, ma lui, Hitch l’aguzzino non si scompose e fece di peggio: nella altrettanto angosciante scena in cui lei si rifugia dentro una stanza, per cercare di difendersi invano da un altro agghiacciante attacco di quei famelici stormi, diede ordine di sostituire gli uccelli meccanici previsti con orde assatanate di uccelli veri.
Le riprese di quella scena con una Tippi Hedren rinchiusa in una vera e propria gabbia, terrorizzata e senza scampo, ed un Hitch sempre più implacabile, durarono cinque maledetti giorni e sconvolsero tutta la troupe che rimase ammutolita e attonita per tutto il tempo delle riprese.
Finito il film, l’attrice, provata al limite dell’alienazione mentale, gli urlò in faccia che mai e poi mai avrebbe lavorato ancora con lui.
La risposta di Hitchcock fu raggelante: «Pensa ai tuoi vecchi genitori. Pensa a tua figlia. Sei legata contrattualmente a me per sette anni. Non puoi abbandonarmi e se lo farai io rovinerò la tua carriera».
Tippi lo supplicò, si disperò, ma incontrò solo il volto inespressivo del suo crudele pigmalione.
Fu costretta a girare con lui “Marnie”, accanto a Sean Connery, e a subire non solo l’ostinata e esasperante decisione di non rivolgerle la parola durante tutta la durata delle riprese, ma anche la sua possessività artistica (le impedì di lavorare in quel periodo con Truffaut che la voleva a tutti i costi e fu sempre lui, pare, a scoraggiare i membri dell’Academy che avrebbero voluto assegnare all’attrice l’Oscar per la sua straordinaria interpretazione in quel film).
Tippy Hedren, donna minuta ma dall’incredibile forza e coraggio, pagherà caro quel rifiuto a cedere alle voglie scomposte di Hitchcock; questi, come le aveva minacciato, con l’enorme potere e l’influenza che allora poteva vantare ad Hollywood, condizionò la sua successiva carriera.
È vero che la Hedren parteciperà a “La contessa di Hong Kong” di Chaplin, accanto a Marlon Brando e Sophia Loren, ma non ricoprirà mai più un ruolo da protagonista nelle numerose pellicole che girerà in seguito.
Oggi la Hedren è una ancor bella ottuagenaria che dopo altri due matrimoni e qualche flirt, vive in California dove ha creato una splendida riserva che ospita circa 70 fra leoni e animali selvaggi, chiamata “Shambala” che in sanscrito significa “luogo di pace”.
Il suo talento si è tramandato alla figlia Melanie Griffith, interprete di celebri pellicole e alla figlia di questa, Dakota Johnson, salita alla ribalta quale protagonista della saga erotica delle “50 sfumature”.
Le vessazioni subite da Hitchcock e il trauma incancellabile di quei maledetti uccelli sono ormai un lontano ricordo.
Parlando di lui nella sua autobiografia, ha scritto: «Era un grande regista. Ero in debito. Gli dovevo il 100% della dedizione, concentrazione e talento che dovevo profondere in “The birds” e gli dovevo il rispetto professionale che ogni attore deve al proprio regista. Non gli dovevo la mia dignità né l’abbandono dei valori che mi erano stati impartiti da bambina. Non gli dovevo né il mio corpo né la mia anima».
Occhi verdi sognanti, due gambe spettacolari e una insuperabile classe.